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Il viceministro degli Esteri Cirielli: obiettivo 0,70% nel 2030!

«Cooperazione, priorità all’istruzione»

INTERVISTA AL VICEMINISTRO DEGLI ESTERI: CON IL FONDO ROTATIVO POSSIBILE MUOVERE UN MILIARDO

Cirielli: stop aiuti a pioggia, presto le nuove linee-guida. Aperti al non-profit. Obiettivo 0,7% nel 2030

Roma

Superato lo scoglio della manovra, la Farnesina metterà mano alle linee-guida per la cooperazione internazionale. Indicando un cambio di metodo: « Bisogna smetterla con una cooperazione a pioggia e senza obiettivi politici », anticipa Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri in quota Fratelli d’Italia. Alto ufficiale in congedo dei Carabinieri, già presidente della provincia di Salerno, il politico campano esperto di sicurezza interna ed estera vuole mettere mano al dossier degli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, e proprio dai Dialoghi sul Mediterraneo appena conclusi ricava la priorità su cui orientare i fondi: « I Paesi presenti a Roma in questi giorni hanno chiesto sostegno nell’istruzione ed educazione dei giovani. È da questo bisogno espresso in modo chiaro che dobbiamo partire».

La premier Meloni è tornata a parlare di un “piano-Mattei” per l’Africa. Cosa significa, come si articola?

Con questa definizione, il governo indica una nuova strategia dell’Italia per l’Africa. Una strategia che rifugge ogni logica colonialista e predatoria, alla larga dai toni paternalistici che troppo spesso si sentono anche tra i nostri partner in Europa. I leader che abbiamo ospitato hanno espresso un desiderio d’Italia, ci riconoscono una leadership e abbiamo tutta l’intenzione di essere i capofila di un grande progetto europeo per il Continente.

Sono temi su cui spesso alle parole non corrispondono le risorse. L’Italia aumenterà il suo impegno in cooperazione?

Raggiungeremo l’obiettivo dello 0,7% di Pil in cooperazione nel 2030. Ma già ora possiamo mobilitare le risorse del Fondo rotativo, che può attivare sino a un miliardo di euro.

Quale ruolo avranno le Ong?

Saranno protagoniste delle lineeguida, insieme ai Paesi partner e alle organizzazioni sovranazionali. Nessuna preclusione, nessun pregiudizio: questo governo riconosce chi sa fare le cose, chi ha esperienza e professionalità.

Quali sono gli obiettivi concreti di Roma? È un attivismo che guarda solo al controllo dell’immigrazione o c’è una visione più ampia?

Il nostro obiettivo sull’immigrazione è controllarla, non bloccarla. Abbiamo registrato piena identità di vedute con i presidenti di Niger e Mauritania, occorre dare strumenti alla gioventù africana perché non diventi preda di un terrorismo che è una mafia, che fa affari con i traffici di uomini e di droga. Già la strategia sull’approvvigionamento e differenziazione energetica è parte di questo progetto di forte scambio tra Italia e Paesi africani. Ma poi c’è da continuare lavorare su infrastrutture, sviluppo alimentare… La nostra idea, come governo, è anche di rafforzare molto la collaborazione sulla sicurezza e la legalità, coinvolgendo varie articolazioni del nostro Stato. Ed è l’altro risultato dei “Dialoghi” di questi giorni.

Lei dice: c’è domanda di Italia. Cosa vuol dire?

Registriamo una grossa preoccupazione per l’espansionismo cinese e russo in Africa, tra i Paesi europei l’Italia è vista come garanzia di un accompagnamento intelligente dei processi di stabilizzazione politica, economica e sociale. È un ruolo che il Paese si è guadagnato, è un’influenza che va esercitata.

Gentiloni ha messo in guardia da iniziative unilaterali con l’Africa. Con l’Europa il confronto come si sta articolando?

È chiaro che l’Italia vuole agire insieme agli altri Paesi Ue, è necessario. Con Bruxelles siamo arrivati a un risultato politico in queste settimane: il riconoscimento che la rotta mediterranea è quella principale. Da qui si riparte: c’è una presa di coscienza e c’è anche la consapevolezza che l’Italia si sta caricando l’emergenza sulle spalle. Il percorso è tutto da costruire, dire adesso quali obiettivi potremo raggiungere, e in che tempi, non sarebbe serio.